La luminosa Murano è ormai da secoli spettatrice e palco di una diatriba senza fine tra antico e moderno, tra dedizione ai canoni classici e affanno innovativo, sensibile a personalità che esercitano le pulsioni più intime nelle atmosfere da bazar medievali e artisti completamente dediti al presente. E proprio qui nasce la sua floridezza. Il lavorio interinale dell’arte veneziana del vetro e la frequentazione di personaggi internazionali di primissimo piano, hanno coadiuvato gli stessi artisti locali a render questa piccola isola un sito esclusivo, meritevole d’esser conosciuto, adorato, indagato, impresso nelle menti e sulle pellicole.
Il processo di realizzazione delle Murrine vede i suoi primi albori in Medio Oriente, oltre quattromila anni fa, ma è stato reso celebre solo nei primi anni del XVII secolo, grazie alla sapienza dei vetrai veneziani del tempo, memori della fortunatissima stagione dei celebri e ad oggi inestimabili vasi murrini, di origine latina, lavorati a partire dall’intaglio di una pietra dai colori unici, la murra, che Plinio elenca fra le gemme provenienti dal regno dei Parti, il cui costo già in epoca imperiale era molto elevato.
Le Murrine possono riprodurre infinite varietà di disegni: in tal modo, oltre che nella produzione di modelli a noi più familiari, come rappresentazioni degli oggetti di uso quotidiano, gli artisti si cimentano pure in design astratti composti da semplici forme circolari o quadrate, disegni complessi e dettagliati su commissione e, persino, ritratti di persone.
E’ a dir poco superfluo ribadire che a Venezia e in quasi tutti i territori della sua laguna, patrimoni dell’umanità UNESCO, si producono le Murrine più belle del mondo, molto richieste da antiquari e collezionisti, contro le quali nulla possono le scadenti contraffazioni di provenienza orientale.